Analizziamo insieme la ricerca che descrive il languore condivisa dal New York Times.
I dati di ricerche scientifiche e la nostra esperienza clinica in questi lunghi mesi di pandemia ci hanno permesso di riflettere sull’esplosione di malessere che questo momento storico ha portato.
E sulla necessità che tutti abbiamo manifestato di avere un nutrimento vero che arricchisse la nostra salute mentale
Salute mentale e pandemia
La nostra salute non è esclusivamente fisica, ma è l’unione e l’armonia tra aspetti fisici, aspetti psichici e relazionali.
Noi siamo una specie sociale, per cui distaccarci dall’altro di quest’ultimo anno e mezzo, ci ha portato malessere e sofferenza. Perdere la quotidianità e perdere delle piccole gioie quotidiane ha avuto una ricaduta importante sulla nostra salute mentale.
Abbiamo rivalutato, i viaggi, le cene, le ricorrenze, ma anche le pause caffè al lavoro, le passeggiate, gli assembramenti, i concerti, i cinema, i teatri ecc..
I dati ci dicono che i disturbi dell’umore sono in grandissimo aumento e che le persone hanno due manifestazioni tipiche che sono: da una parte una condizione depressiva, di blocco, di non voler far niente, e dall’altra una condizione reattiva, di rabbia, di stanchezza e di ira.
Cos’è il languore (languishing)
Qualche settimana fa, il New York Times ha riportato una ricerca che finalmente dava un nome a come ci sentiamo un po’ tutti in questo momento.
Citiamo dalla ricerca:
“Non siamo depressi oggi, ma privi di gioia, l’emozione del 20/21 si chiama laughshing, cioè quella sensazione di assenza di benessere gioioso, non è depressione, non è burnout, non è esaurimento, non è stress, è assenza di gioia e di scopo”
Facciamo un esempio.
Il languore è quella sensazione che abbiamo, anche dopo aver mangiato a sazietà, che ci porta a cercare qualcosa di buono, come se avessimo bisogno di un’ultima cosa buona da mangiare, e finchè non troviamo cosa sia, sentiamo la sensazione di qualcosa ci manca e potrebbe appagarci.
Lo studio che viene riportato non si è basato sulla popolazione con sintomatologia, ma sulle persone che affermano di stare bene.
Quindi sono state ascoltate le persone che dalla pandemia, raccontano, di non hanno avuto grosse ricadute, non hanno perso cari, non hanno vissuto grossi drammi, non hanno avuto tracolli economici o finanziari, non hanno perso il lavoro, non hanno avuto problemi di salute e neanche grossi problemi a casa, a parte la gestione della quotidianità.
Insomma sono state analizzate delle persone che, rifacendoci alla nostra metafora, definiremmo sazie.
Eppure, nonostante questa sazietà, si è visto che le persone è come se fossero sempre in questo stato di languishing, di languore.
E’ importante sottolineare che in questo studio non rientrano tutte le persone che hanno avuto accessi al pronto soccorso, che hanno compiuto atti di autolesionismo, che sono caduti nella spirali dei disturbi alimentari.
Si è testata la maggioranza della popolazione
Ma cosa significa comprendere che siamo in questo stato di languore o languishing?
“Questo termine languishing, non deve essere confuso con la depressione, è invece un mood spento, cioè un umore spento. Noi non ci rendiamo conto di star soffrendo, quando siamo in languishing, e quindi non chiediamo neanche aiuto; unico antidoto è dargli un nome e capire che sta accadendo a tutti e che non siamo soli, ma tutti in assenza di gioia sufficiente”.
Possiamo cosi dar voce a questa sommessa disperazione, dobbiamo davvero abbracciarci e tornare a confortarci.
Ma cos’è la gioia di cui parla la ricerca del New York Times?
” E’ la scintilla che accende la nostra funzione vitale”
E’ un’intensa emozione che sprigiona vitalità, e ha intense sfumature, ed è una delle sei emozioni primarie, quindi con cui nasciamo ed ereditiamo dalla nostra specie.
E’ un processo neurofisiologico misurabile, è affascinante pensare che una lacrima di gioia è bio- chimicamente differente da una lacrima di tristezza.
Si è evoluta insieme alla nostra specie ed è il motore delle nostre decisioni.
E se è vero che si può vivere senza gioia, è altrettanto vero che noi non siamo geneticamente nati per affrontare la vita con questa mancanza.
Infatti come sento il bisogno del sole e dell’acqua, ho bisogno anche di questa emozione, e non valgono surrogati poichè effettivamente non raggiungono mai lo scopo. Esattamente come quando ho molta sete, sento il bisogno solo dell’acqua e non di bevande zuccherate o alcolici.
La gioia accompagna cognizione e comportamenti, incrementa l’apprendimento, il ragionamento , ci predispone a legami sociali, incrementa la creatività, correla con lo stato generale della salute, uno studio addirittura indica che è correlato con l’aspettativa di vita.
E allora proviamo a prestare attenzione a ciò che ci accende di nuovo la scintilla della gioia e che la accende ai nostri figli e ai nostri cari, un abbraccio, un odore, un amico ritrovato, un sapore, una risata…
In un congresso in Giappone sono stati riportati dei dati di ricerche che raccontano l’evoluzione delle nostre risate nel corso della nostra vita.
Possiamo osservare un picco nei primi 2/3 anni di vita, in cui un bambino ride centinaia di volte in un giorno. Questo trend che dovrebbe essere evolutivo, quindi migliorare, invece è in crescita fino ai 4 anni, poi comincia ad avere delle oscillazioni a 6 anni, diventa fortemente instabile, a 10 anni è quasi spento e in adolescenza è perso.
Si è osservato che l’adulto ride con gioia solo quando è collegato a sentimenti quali la comicità e la derisione dell’altro a scopo di rivalsa, ma sentire un adulto capace di ridere con gioia e di gioia, è una rarità comportamentale.
Sentiamo la gioia allora e coltiviamola SEMPRE, senza averne paura.
Bibliografia:
P. Legrenzi (2014) Fondamenti di psicologia generale, Il Mulino
V. Girotto, M.Zorzi (2016) Manuale di psicologia generale, Il Mulino
L. Camaione, P. Di Blasi (2007) Psicologia dello sviluppo, Il Mulino
Intervista integrale alla Prof. Lucangeli https://www.youtube.com/watch?v=eaDNcUP2R_U
Articolo New York Times:
https://www.nytimes.com/2021/04/19/well/mind/covid-mental-health-languishing.html